Manuel MagariniPer 20 lunghi anni un leone di montagna è stato tenuto in gabbia da un circo prima di tornare nel luogo che più gli appartiene: la foresta.
Leone di montagna: ritorno alla libertà
Immagina quanto possa essere frustrante e faticoso passare una vita intera all’interno di una prigione: è davvero un incubo, no? Gli animali hanno le medesime sensazioni quando devono ambientarsi in un posto del genere lungo.
I confini stretti, che impediscono di conoscere di conoscere le varie sfumature del Pianeta e di sentirsi liberi per davvero, hanno dato tormento al leone di montagna protagonista del racconto. La storia è stata portata alla luce dal sito www.thepetneeds.com.
Mufafa, un coguaro, è stato obbligato ad ambientarsi a un habitat che non era affatto il suo. Nel corso di ben due decenni ha passato il tempo chiuso di continuo nella parte posteriore di un vecchio camion, che viaggiava per le città del Perù, noto con il nome di “traveling roadside circus” (letteralmente “circo itinerante lungo la strada”).
Il fatto che un animale sia “interessante” o “cool” non dovrebbe giustificare un tale trattamento. La sua funzione dovrebbe andare al di là di offrire uno show alle persone in spettacoli itineranti.
Il povero Mufasa è rimasto in trappola per un periodo lunghissimo, superiore a 20 anni. Messo in panni che non sopportava, è uno degli esempi di sfruttamento delle specie costrette a vivere in anguste gabbie, con il solo obiettivo di richiamare pubblico nei tendoni.
La svolta è finalmente giunta nel 2015, grazie ad Animal Defenders International. L’associazione lo hanno preso con sé mentre tentava di condurre alla chiusura il circo peruviano, nel quale il felino si trovava. Grazie alla dedizione del gruppo oggi ha l’opportunità di vivere alle sue condizioni. Per “conoscerlo” guarda il video condiviso in questo articolo.
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Anna La Riccia
