l'aquila arpia e le sue caratteristiche

La femmina dell’Arpia: l’aquila più grande al mondo

L’aquila arpia, nota con il suo nome scientifico di Harpia harpyja, è uno degli uccelli più grandi al mondo e l’aquila più grande di tutte. L’uccello si riconosce per il suo accentuato dismorfismo sessuale, per cui la femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio.

L’arpia maschio, di rado raggiunge i 7 chilogrammi di peso, mentre il peso dell’Arpia femmina generalmente è di 10 kg e può arrivare fino a 13 kg. L’arpia più pesante mai registrata si chiamava Jezebel e pesava 15 kg.

l'aquila arpia e le sue caratteristiche

L’uccello dalle grandi dimensioni si riconosce anche per le piume retrattili dietro la nuca ed è un carnivoro originario del Sud-America. Inoltre, l’apertura alare dell’Arpia femmina può raggiungere fino i due metri ed il corpo misura fino ad un metro di lunghezza.

L’aquila cattura piccoli mammiferi, come le scimmie, e cuccioli di bradipo, i quali vengono arpionati con le possenti zampe dell’aquila dotate di artigli possenti. L’aquila riesce a sollevare prede con un peso fino ai 3/4 del proprio.

Infine, le prede vengono portate nel nido dove vengono uccise con colpi di becco e di artigli. L’animale però, a causa dell’erosione del suo habitat, rischia di diventare specie in via di estinzione.

Cenni storici dell’aquila femmina

L’arpia è quindi conosciuta per essere uno splendido animale sudamericano, ma è anche una creatura mitologica. Numerose sono le testimonianze. Se ne parla nell’Odissea di Omero che, nel ventesimo libro, le identifica come delle procelle che hanno rapito la figlia di Pandareo per consegnarle alle Erinni.

Le arpie vengono anche citate dallo scrittore greco Esiodo che le chiama Aello e Ocipete. Oltre ai greci, hanno parlato di questi animali anche i latini, come Virgilio, che dà il nome ad un’altra arpia, Celeno.

l'aquila arpia e le sue caratteristiche

Le arpie vengono citate anche da Pier delle Vigne che racconta di come queste arpie furono cacciate e di come nell’Inferno costruivano i loro nidi mangiando le foglie degli alberi che nascono dalle anime dei dannati.

Ogni volta che l’arpia mangiava le foglie degli alberi, questo provocava dolore ai dannati che vengono flagellati dal mostro.

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